Stratwarming: gelo in Europa e caldo eccezionale al Polo Nord
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Stratwarming: gelo in Europa e caldo eccezionale al Polo Nord Consorzio

L'eccezionale afflusso di aria fredda che ha investito l'intera Europa nei giorni scorsi si è ormai esaurito, lasciando dietro di sé non soltanto aspetti positivi come città ammantate di neve e paesaggi da cartolina, ma anche un lungo elenco di danni, disagi e vittime.
Va comunque tenuto presente che autorevoli ricerche hanno dimostrato che uno "stratwarming" di tipo major può condizionare la circolazione atmosferica nell'emisfero nord per i successivi 60 giorni e che non è quindi da escludere che entro la prima decade di Aprile l'Europa possa nuovamente essere interessata da irruzioni d'aria fredda. Relativamente a questo punto, tuttavia, risulta estremamente improbabile che gli eventuali episodi possano ripetere, per intensità e vastità, quello appena conclusosi.
 

 
Anomalia globale di temperatura
a livello del suolo - 
00 UTC del 25 febbraio 2018
 

Gli effetti del major stratwarming

Appare ora interessante e opportuno analizzare le peculiarità meteo-climatiche di questo periodo legato a doppio filo all'episodio di "stratwarming" avvenuto in data 13 febbraio.
Come abbiamo già avuto modo di dire, a seguito di un riscaldamento stratosferico principale in troposfera assistiamo a un rallentamento della circolazione zonale, con le masse d'aria che tendono a muoversi prevalentemente lungo i meridiani. Conseguentemente aria molto calda raggiunge le zone polari, mentre aria fredda polare si porta verso le medie latitudini.

La mappa a destra mette in evidenza le anomalie termiche che si vengono a creare e ci mostra anche gli effetti dell'eccezionale ondata di freddo abbattutasi recentemente sull'Europa (ribattezzata dai media continentali con l'appellativo di "bestia dell'est"). 
La mappa è relativa alle 00 UTC del 25 febbraio; nelle 24 ore successive anche la nostra penisola sarebbe stata raggiunta da una massa d'aria straordinariamente fredda. E' doveroso tenere presente che non tutti gli episodi di "stratwarming" hanno poi portato irruzioni di aria polare sulla nostra penisola e che la correlazione tra stratosfera e troposfera è ancora oggetto di un'intensa attività di ricerca.
 

Il caldo record nella zona del Polo Nord

Se da un lato impressionano le temperature eccezionalmente basse raggiunte in Europa tra il 25 febbraio e il 4 marzo 2018, impressiona almeno nella stessa misura il caldo record che negli stessi giorni sperimentava la zona polare.
Il sole sul Polo Nord sorgerà solo il 20 di marzo e pertanto ci troviamo nel periodo climatologicamente più freddo, ma nonostante questo la temperatura media a latitudini superiori a 80°N ha raggiunto valori mai osservati prima nel mese di febbraio, come dimostra l'immagine seguente.
 
 Temperatura media artica:
media 1958-2002 (linee bianche) e 2018 (linea rossa)
 
Recenti studi hanno mostrato che un tempo queste irruzioni calde nella zona polare erano degli eventi veramente rari mentre ultimamente la loro frequenza sta aumentando aprendo numerosi interrogativi.
Gli scienziati ritengono che questo possa dipendere dal fatto che il ghiaccio polare si sta progressivamente riducendo, con il 2018 che ha fatto registrare, per gennaio, la minor estensione da quando vengono effettuate osservazioni satellitari (1979). 
Di seguito riportiamo un istogramma con il numero di ore per anno in cui si sono registrate temperature superiori allo zero nella stazione di Morris Jesup in Groenlandia a soli 100 km dal polo nord. 
 
Frequenza temperature superiori allo zero a Morris Jesup in Groenlandia (ore/anno)  

 

Interrogativi e ipotesi

Sembra molto probabile che un riscaldamento delle zone polari e una riduzione della calotta artica favorisca un indebolimento del vortice polare ed episodi di aria fredda alle medie latitudini, ma l'interpretazione di questi dati è tutt'altro che semplice.
Futuri studi di ricerca potranno, per esempio, dirci se il riscaldamento del polo è un trend che continuerà nel futuro o solo un andamento relativo a questi anni. Sicuramente però, a partire dal 2007, si è verificato qualcosa di inusuale e mai osservato prima alle latitudini polari.