Tra il 14 e il 20 marzo 2022 due eventi meteorologici eccezionali hanno interessato Polo Nord e Polo Sud. Sarebbe più corretto dire che, in particolare, l'evento che ha interessato l’Antartide ha ridefinito la storia climatologica del continente: un evento ritenuto inimmaginabile fino a pochi giorni fa. Antartide: temperature anche 40 gradi sopra media Tra il 17 e il 20 marzo su un’ampia zona di Antartide orientale si è osservato un marcato e rapido aumento delle temperature che ha coinvolto anche le zone più remote e interne del Plateau. Anomalie termiche in Antartide relative al 17 marzo Fonte: http://www.karstenhaustein.com/climate.php Molte stazioni meteorologiche hanno registrato record termici assoluti, tra queste anche Vostok, nota per essere il “polo mondiale del freddo”. La base Dome Concordia, posta a 3234 metri d’altezza, ha osservato una massima di -11,5 °C, dato che non soltanto risulta quasi 40 °C al di sopra di quella che dovrebbe essere la temperatura tipica di metà marzo, ma rappresenta anche il valore più alto mai registrato dall’inizio delle rilevazioni (2005). Nella vicina Dome CII (3250 m slm) la massima ha raggiunto i -10,1 °C, secondo posto assoluto, nella serie storica dal 1995 ad oggi; il record assoluto è di -10,0 °C del 2 gennaio 2002. Vostok, invece, con -17,7 °C, ha battuto di quasi 15 °C il precedente record del 4 marzo 1967, (-32,6 °C), un dato peraltro che è solo 5,5 °C inferiore alla temperatura più alta mai registrata (-12,2 °C), che risale al periodo estivo, ovvero l' 11 gennaio 2002 (la serie storica parte dal 1958). Per comprendere la portata dell’evento è bene ricordare che il periodo marzo-ottobre nelle zone continentali antartiche è formalmente indicato come inverno; quindi, i valori sopra riportati rappresentano un unicum e risulterebbero eccezionali anche in piena estate (dicembre-febbraio). In prossimità delle zone costiere da segnalare il nuovo record mensile registrato alla base francese di Dumont d’Urville: +4,8 °C (precedente +3,4 °C, serie dal 1956). Fonte immagine: Twitter @FGourand Caldo eccezionale anche al Polo Nord: battuti i record storici e fusione eccezionale del pack artico. Anche nell’area compresa tra Mar di Barents e Mar di Kara (Artico) verso la metà del mese di marzo si sono registrate temperature 18-20 °C al di sopra delle medie tipiche che periodo. Tra lunedì 14 e mercoledì 16 alle Svalbard sono stati battuti alcuni record storici di marzo: Hopen +3,9 °C - il precedente +3,6 °C, serie dal 1944; Ny Alesund +5,5 °C - il precedente +5 °C; Sveagruva +5,7 °C. In queste località, a causa delle temperature al di sopra dello zero si sono registrate in prevalenza piogge, come si nota anche dalla foto. Valori così alti risulterebbero più consoni al periodo estivo. Pioggia alle Svalbard - Fonte: Twitter @Meteorologene La forte anomalia termica (immagine sotto a sinistra), protrattasi per più giorni e ancora non dissipata, è alla base della forte fusione del pack avvenuta negli ultimi giorni intorno alle Svalbard (-100.000 kmq in una settimana); evento che segue quello già anomalo occorso la prima decade di marzo. In sintesi, a causa delle reiterate avvezioni d’aria calda di origine oceanica, il pack in questa regione dell’artico ha perso 200.000 kmq, un calo senza precedenti in questo periodo dell’anno (che dovrebbe coincidere con il massimo stagionale – immagine a destra). Anomalie termiche relative al 16 marzo al Polo Nord. Fonte: http://www.karstenhaustein.com/climate.php In rosso la riduzione della superficie di mare ricoperta da ghiaccio alle Svalbard nel mese di Marzo - Fonte: Eumetsat Dietro questi eventi "fiumi atmosferici" di aria umida e mite Entrambi gli eventi sono stati causati da anomali flussi d’aria umida e mite di origine oceanica, flussi denominati “fiumi atmosferici” (atmospheric rivers – ARs). ANTARTIDE Tra il 15 e il 17 marzo la corrente a getto intorno all’Antartide risulta fortemente disturbata, in particolare in corrispondenza della zona orientale del continente, dove si osserva l’attivazione un anomalo flusso di correnti umide e temperate di matrice oceanica. Questo intenso fiume d’aria, strutturato fino alle medie quote troposferiche, è la conseguenza di una complessa configurazione barica che vede agire due saccature: una distesa quasi fin sull’Australia meridionale, un’altra che si protrae ad est della Nuova Zelanda (immagine in basso a sinistra). La massa d’aria non appena ha raggiunto la costa, porta, in virtù del suo anomalo carico di umidità e della temperatura mite, piogge prevalenti su gran parte del litorale coinvolto. Le basi scientifiche Dumont d’Urville e Casey osservano, in data 15 marzo, piogge inusuali per intensità e quantità, precipitazioni che si ritiene possano aver causato anche un evento di fusione superficiale del ghiaccio. Tra il 17 e il 20 marzo il pattern sinottico si consolida in una configurazione a “omega”, che vede la formazione di un promontorio anticiclonico in quota sul plateau antartico orientale la cui intensità risulta 5 deviazioni standard più alta del normale (immagine in basso a destra). Distribuzione della pressione in quota il 15-16 marzo in Antartide Promontorio anticiclonico sull’Antartide orientale in data 17 marzo. Il colore indica la deviazione rispetto all’intensità media (tecnicamente il numero di deviazioni standard). Fonte: www.aliciambentley.com Dopo essersi spinta e diffusa nel cuore del continente, l’aria calda e umida di matrice oceanica viene “incorporata” e bloccata dal promontorio anticiclonico (qualcosa di simile a quanto successo nel Canada occidentale la scorsa estate - news). La massa d’aria temperata si è mantenuta mite anche nel plateau per via dell’elevatissimo carico di umidità (dissipato solo in parte) contribuendo così al raggiungimento di temperature eccezionalmente alte. Ai record termici ha partecipato anche la diffusa copertura nuvolosa che ha impedito la normale, intensa, dispersione termica tipica della calotta continentale antartica. Per comprendere queso fenomeno eccezionale, va infatti ricordato che il plateau è una sorta di immenso deserto di ghiaccio, caratterizzato da bassi tassi di umidità e da scarsissime precipitazioni; l’avvezione umida osservata ha letteralmente sconvolto, seppur per pochi giorni, questo pattern climatico. Il promontorio anticiclonico, nonostante i rigori stagionali, ha impiegato quasi quattro giorni per dissolversi e lasciare che le condizioni tornassero ad una "quasi-normalità". L’estesa coltre di nubi medio basse che ricopre buona parte del plateau antartico orientale, più in basso il flusso d’aria umida oceanica richiamato dal vortice (in basso a destra). - Fonte: https://worldview.earthdata.nasa.gov/ ARTICO Nella stessa settimana, esattamente agli antipodi, un altro fiume d’aria umida e mite ha raggiunto Mar di Barents e Mar di Kara (Artico) causando un’eccezionale fusione della banchisa intorno alle isole Svalbard e facendo registrare temperature 18-20 °C superiori alle medie. In questo caso la massa d’aria di origine oceanica, particolarmente mite in quanto proveniente dal vicino mar di Norvegia, è stata richiamata verso nord da un vortice polare estremamente profondo centrato sulla Groenlandia. Lo stesso flusso, a causa della presenza di un imponente blocco anticiclonico sull’Europa occidentale, non ha potuto far altro che insistere per più giorni sulla zona artica (immagine sotto). Anche questo evento è avvenuto in presenza di un getto polare particolarmente disturbato e quindi favorevole all’attivazione di anomali fiumi di aria calda e umida. I fiumi atmosferici sono fondamentali per il rimescolamento delle masse d’aria tra latitudini temperate/tropicali e i poli, sono inoltre indispensabili per recare precipitazioni in aree dove queste risulterebbero altrimenti assenti. Tuttavia, gli eventi degli ultimi giorni, per la loro portata e intensità, non soltanto escono dalla normale casistica climatica, ma possono risultare addirittura dannosi per gli equilibri dei sistemi polari. Configurazione sinottica relativa al 15 marzo, profondo vortice sulla Groenlandia, blocco anticiclonico sull’Europa. Tra i due flusso d’aria calda e umida di origine oceanica. Quanto tutto questo è legato al cambiamento climatico? Per quanto riguarda l’evento delle Svalbard, il legame pare più evidente in quanto si inserisce in una tendenza che vede tutto il Mar Glaciale Artico soggetto ad avvezioni sempre più frequenti d’aria calda e a una marcata riduzione della banchisa. Relativamente al plateau antartico orientale non è ancora possibile stabilire se sia stato un evento correlabile al cambiamento climatico; tuttavia, la dinamica con la quale si è sviluppato risulterebbe coerente con le modifiche della circolazione atmosferica che ormai già da diversi anni osserviamo al Polo Nord. Guarda la VIDEO INTERVISTA su YOUTUBE